Studio Brigante

Consulenza del lavoro - Amministrazione del personale

Smart working: attrazione fatale

2020-10-13

Lo smart working, o lavoro agile, è ormai entrato nel linguaggio comune, ne sono pieni i social e i media, soprattutto per far fronte all’epidemia coronavirus.

Questo strumento, nato dalla legge 81 del 2017 si riproponeva di conciliare il rapporto vita-lavoro, concedendo in alcuni casi la possibilità di prestare la propria attività lavorativa fuori dalla sede abituale di lavoro.

Già dal 2018 sono stati predisposti specifici accordi azienda-dipendente per la fruizione di singole giornate lavorative fuori sede (abitualmente presso il proprio domicilio e spesso nelle giornate di venerdì o lunedì) per agevolare p.e. chi risultava a grande distanza dalla sede dei lavori, o chi necessitava di particolari esigenze familiari.

Precisiamo che lo smart working si differenzia dal telelavoro per condizioni e obblighi contrattuali.

Fino agli inizi dell’anno 2020 lo smart working è risultata una positiva dotazione per i lavoratori beneficiari ma con l’arrivo del coronavirus e del contestuale lockdown si è ritenuto, quale strumento indispensabile, favorire tutti i lavoratori a svolgere attività presso il proprio domicilio, al fine di evitare possibili contagi.

Tutti hanno goduto o sofferto un lungo periodo di costrizione casalinga e gli strumenti informatici e i contatti in remoto hanno permesso una parziale prosecuzione delle attività, parziale in quanto molti settori merceologici sono ricorsi alla cassa integrazione per mancanza di lavoro.

Con il riavvio delle attività aziendali e della circolazione molte imprese hanno ritenuto di proseguire per tutto il personale (o per la maggior parte) le attività in remoto: alcuni per problemi connessi alla logistica dei locali e del difficile distanziamento tra postazioni lavorative, altri per soddisfare le esigenze del personale e non correre rischi di contagio.

I recenti provvedimenti e il DPCM in corso di emanazione daranno prosecuzione allo smart working in via semplificata fino al 31.1.2021 con prevalente soddisfazione dei lavoratori, che godranno ancora di maggiore potere di acquisto: risparmio delle spese di trasporto, risparmio della colazione del mattino, risparmio del pranzo e, non secondariamente, risparmio sulle spese di abbigliamento e accessoristica.

Considerazioni

Malgrado da più fonti si possa inneggiare allo smart working quale strumento indispensabile e collettivo per il futuro, a mio parere, se utilizzato dalle imprese in modo scriteriato, nel tempo produrrà effetti alquanto negativi, sia quale lento calo della produttività aziendale, sia un vistoso danno per l’economia del paese: si pensi a molti esercizi commerciali, che già ad oggi hanno dovuto cessare la loro attività o alla certa crisi delle costruzioni e del mercato immobiliare destinato ad attività commerciali.

Senza considerare l’enorme danno per la collettività che sta generando e continuerà a generare lo smart working per i dipendenti pubblici, con uffici chiusi, personale completamente assente dal servizio e ovvie conseguenze (leggi disastro Inps).

Senza contare le già preannunciate situazioni psico-fisiche dei lavoratori che, nel tempo, perderanno capacità di confronto e di relazione, oltre che vivere spesso situazioni familiari piuttosto complicate, portatrici di stress casalingo.


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